Il confino fascista by Camilla Poesio

Il confino fascista by Camilla Poesio

autore:Camilla Poesio [Poesio, C.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2011-02-27T16:00:00+00:00


III. I confinati, le guardie e la popolazione locale

1. La Milizia al confino

Al confino erano presenti agenti di polizia, carabinieri e uomini della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Il direttore della colonia, solitamente un commissario di PS, svolgeva compiti burocratico-amministrativi: stilava gli atti relativi all’amministrazione della colonia e dell’ufficio di PS, registrava i nomi dei confinati, stabiliva le dimissioni dalle carceri, decideva sui cambiamenti di abitazione, rilasciava autorizzazioni, permessi, richieste di licenza, compilava uno schedario dei confinati e i loro fascicoli personali. Ad affiancarlo stavano agenti di polizia ai quali spettavano la censura della corrispondenza, la custodia dei registri, la distribuzione e il controllo degli effetti dei confinati, la consegna della posta, l’amministrazione finanziaria della colonia e la contabilità1. All’Arma dei carabinieri era assegnata la vigilanza generale dell’abitato e, soprattutto, la scorta durante le traduzioni dei confinati.

Sebbene, come abbiamo visto, fondamentale fosse il ruolo dell’apparato di polizia – era la denuncia di un questore ad avviare l’assegnazione al confino – e quello delle Commissioni provinciali – che decidevano come e per quanto tempo colpire l’arrestato con il provvedimento di polizia – e nonostante al confino fossero presenti agenti di PS e carabinieri, furono le camicie nere inquadrate nei Reparti autonomi della Mvsn ad avere un peso sostanziale nell’applicazione del provvedimento. I Reparti autonomi svolgevano il servizio di sorveglianza, appostavano i propri uomini su tutto il limite della zona riservata ai confinati, li controllavano col pedinamento, effettuavano il pattugliamento marittimo sui natanti2, svolgevano le ronde notturne e le marce di ispezione, facevano i due appelli giornalieri, vigilavano e perquisivano i cameroni e le abitazioni private. In altre parole, benché lo Stato al confino fosse rappresentato da un funzionario di polizia che dirigeva la colonia, «il fascismo in colonia era la milizia»3. I Reparti autonomi o Comandi di distaccamento furono creati, in seno alla Mvsn, nel novembre 1926 per impiegarli sulle isole di confino. Essi dipendevano dal punto di vista tecnico e finanziario dal ministero dell’Interno. La loro composizione variava da colonia a colonia: per esempio, nel 1939 quello di Ventotene era costituito da una coorte e due centurie, quello di Pisticci da una centuria e quattro manipoli. Per l’ordinamento, la disciplina del personale e i movimenti essi dipendevano dal Comando generale ufficio ordinamento, mentre per il loro impiego facevano riferimento alle direzioni delle proprie colonie; per quanto riguardava l’amministrazione dei materiali di proprietà della Mvsn facevano capo alle rispettive Zone e, per la gestione del personale e la contabilità, alle prefetture di riferimento.

Il peso numerico della Milizia era molto più consistente di quello di poliziotti e carabinieri: a Lipari, per esempio, nel novembre del 1929 su 380 confinati, quarantacinque dei quali detenuti nelle carceri mandamentali e novantotto ricoverati, erano adibiti ai servizi di pedinamento, sorveglianza, controllo, vigilanza sul mare, traduzione venticinque agenti di polizia, sedici carabinieri, due comandanti di motoscafo, otto agenti tecnici di mare e 260 militi sottoposti a dieci ufficiali della coorte di Mvsn comandata da Niccolò Nicchiarelli4. Più che lecita è dunque la domanda sul perché non



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